Autore Topic: Il serpente di Dio  (Letto 2992 volte)

reacher

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Il serpente di Dio
« il: Agosto 24, 2015, 08:21:27 pm »
Ultimo libro di Lilin Nicolai (quello di "Educazione Siberiana").
Il romanzo non è male e rispecchia fedelmente la realtà del Caucaso.
Corruzione, servizi segreti, jiadisti, traffico di droga, sabotatori russi, cecchini, ma anche persone leali e onorevoli. 
Però forse è meglio che non insista troppo nei suoi giudizi decisamente negativi e spregiativi sulla persona di Putin.
E' meglio lasciare stare il can che dorma. Non si sa mai.
Adesso capisco perchè vive in incognito...
Libro consigliato
P.S. Nel romanzo si parla anche della pistola italiana ADC come della "Ferrari" delle pistole nel mondo.
Ma è vero? Qualcuno ha informazioni al proposito?
Al mio segnale scatenate l'inferno!

Tritolo

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Re:Il serpente di Dio
« Risposta #1 il: Agosto 24, 2015, 08:37:12 pm »
La armi dallera custom fa sicuramente armi di pregio ed esclusivita, ma non sono pistole in dotazione, sono dei pezzi su ordinazione, tanto quanto le infinity.
I modelli si basano piu che altro sulla 1911
VIDERE NEC VIDERI

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Alpha

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Re:Il serpente di Dio
« Risposta #2 il: Ottobre 17, 2015, 12:33:00 pm »
Avevo letto quel libro e devo ammettere che mi è piaciuto molto. Lo scrittore sa rendere molto bene le situazioni ed i personaggi. Quasi da leggere tutto d'un fiato. Bello.

carlos

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Re:Il serpente di Dio
« Risposta #3 il: Dicembre 09, 2015, 05:07:17 pm »
Di Nicolai Lilin ho letto ultimamente "caduta libera"....da non perdere !!
Chi ha scritto queste pagine, raccontando ciò che ha vissuto, non è un cecchino. Ma ha fatto il cecchino per due anni di servizio militare in un gruppo d'assalto dell'esercito russo durante la Seconda campagna cecena. Non sempre si è ciò che si fa. L'uomo dovrebbe essere più di ciò che fa. Ma ciò che fai può essere così orribile da cambiare ciò che sei: un uomo. La guerra che in queste pagine vedi - perché l'equipaggiamento simbolico di Lilin è soprattutto visivo, come quello della gran parte di noi - non ha orizzonti, né ideologie, né complesse visioni del mondo. Tutto è ravvicinato come attraverso il cannocchiale di un fucile di precisione. Ma è proprio tale assenza di prospettiva a rendere queste pagine terribili più grandi degli eventi che raccontano. Così, la guerra che vedi non è solo quella cecena, ma è la guerra come la si combatte oggi in ogni parte del mondo. Quella senza politica, senza dichiarazioni ufficiali, senza il teatro dei media. Ma con tutta la tecnologia disponibile. E ogni tecnologia - se togli l'uomo come accade in guerra, se togli non solo la pietà ma anche l'etica - si riduce a strumento bellico. Il gruppo di sabotatori raccontato da Lilin con un aurorale talento di narratore non si trova su un fronte, ma nel caos dell'azione in prima linea o dietro le linee nemiche. Gli uomini sono per lo più arruolati contro la propria volontà e combattono per la propria sopravvivenza contro il nemico e contro i traffici del proprio Comando. Fra le case, nei cortili, sul fianco di una collina, nelle fogne o all'interno di una moschea. I nemici sono semplicemente gli «arabi» - come vengono chiamati senza distinzioni e in un assurdo guazzabuglio «ceceni, musulmani, afghani, talebani, terroristi o combattenti di qualunque fede politica» - che bisogna annientare senza pietà ma soprattutto senza esitare, pena la vita. L'unica lealtà possibile è quella primitiva verso il compagno nel gruppo assediato dal mondo di fuori. Si uccide con armi ad alto potenziale o di precisione, ma anche con il pugnale o con una pistola appoggiata alla nuca. E il corpo del nemico fatto a pezzi diventa manichino. Chi lo guarda, per poter sparare meglio si è appena trasformato in una pietra senza respiro e senza vita e ora posa su di esso uno sguardo estetico. E tu capisci che l'uomo non c'è più. Provi orrore quando Lilin non confessa, ma semplicemente dice di aver provato piacere a uccidere, la «gioia» dell'assassino addirittura, ma ti rendi conto di essere di fronte a un frammento di verità. Ogni guerra, qualsiasi guerra se la vedi senza i filtri dei princìpi o delle ideologie, è come questa. Ed è così per le vittime come per i carnefici. Porta l'uomo oltre l'uomo, sì, al di là del bene e del male. Tutto il resto è letteratura.