Debriefing, comandante Tritolo, LGM
WHO DARES WINS 2019
A volte i sogni diventano realtà. A Volte succede.
Tempo fa, in una discussione su un social network si argomentava su quale fosse l’evento recon ideale. Tra
tante idee, espressi, con un velo di polemica, quella che da sempre è stata la mia idea di recon. Dissi
pressappoco:” un solo grande compound da ricognire, navigazione libera, nessuna roadmap o tempi da
scandire”. Era un sogno, e credevo una utopia nel softair di oggi. Ma è evidente che, romanticamente
parlando, le radici forti non seccano.
E qui arriva la WDW. Già il nome era un presentimento, per me che sono sempre stato un fanatico dello
Special Air Service.
48h, con la sicurezza della qualità de Il Circuito e della famiglia che lo compone.
Aspettative altissime. Almeno da parte mia.
Mentre aspettavamo gli opord, la sensazione che sarebbe stato qualcosa di grande, ci veniva supportata
dalle foto che i ragazzi della diciassettesima postavano di tanto in tanto. Ma è con gli opord che veniamo
davvero stupiti. 4 fogli, un video, la cartografia.
Solo un presupposto scenico, una area operativa enorme e difficile già dalla carta e una area da ricognire
di quasi 2km quadrati. “ragazzi, se è come spero, questa volta è un appuntamento irrinunciabile”.
LA pianificazione coinvolge più che altro la scelta dell’attrezzatura e del punto di infiltro tra i due
assegnati, ma per il resto sappiamo che è tutto da scrivere. E lo scriveremo a modo nostro.
Lo ammetto, non sarò del tutto imparziale in questo debriefing. Non posso esserlo, perchè magicamente
quello che ho letto e che ho vissuto e messo in pratica si sposa perfettamente con i miei ideali di HSA…ops,
MSA. E’ come quando la ragazza che agognavi da tempo, ti invita a uscire. Non puoi essere imparziale nel
giudizio.
La pattuglia ufficiale, già perchè quella iniziale ha visto la defezione di Lupin per motivi familiari, è
composta da me, Paul, Snake e Bulldog. Mentre coi primi due c’è poco da immaginare viste le avventure
che abbiamo avuto insieme, con bulldog, giovane lupo, c’è anche una responsabilità in più: fagli vedere
che cos’è il softair secondo gli LGM. Ma è un predestinato, saltato a bordo a tre settimane dall’inizio.
Il camper, nuova casa mobile del gruppo, avanza stanco per raggiungere Triora, dopo ovviamente essere
partiti in ritardo di 2 ore sui programmi. Stile LGM. Il viaggio è sempre una parte cruciale dei nostri eventi,
ed è spesso la fucina degli aneddoti divertenti che raccontiamo poi per anni.
Le tenebre sono già calate quando arriviamo su india 2, posizioniamo il camper e ci sistemiamo per la
notte.
Ci troviamo sul lato ovest del campo, che alla fine risulta essere una conca abbracciata ai lati da cime,
innevate fino a poche settimane fa. Centralmente, come la sella di un purosangue, si staglia Goina, un
villaggio di poche case che a dorso di quel destriero che spezza in due la conca, crea lo scenario ideale per
ciò che dobbiamo fare.
L’idea è creare un OP dal nostro lato, carpire con lo spektive quante più informazioni e muoverci di
conseguenza. Adattarsi ed improvvisare.
Percorrendo la strada sterrata che sia adagia sulle creste, arriviamo su una costa tra le tante che scende
verso il centro della conca spezzandone l’andamento lineare. Era il primo punto possibile che avevamo
individuato sulla carta durante la pianificazione. La zona si presta in quanto a conformazione territoriale,
ma scesi di qualche decina di metri ci accorgiamo che gli alberi coprono la visuale. Decido di non correre
il rischio di scendere inutilmente di quota e quindi, penso sia meglio risalire. Nella breve salita scorgo sullo
sfondo poco lontano una cimetta con dei punti pelati sulla propria schiena. Sarà quello in secondo punto
in cui dirigerci.
In effetti, la zona è estremamente favorevole. Dalla cresta appare un buco nella vegetazione di un paio di
metri, ideale per posizionare lo spektive. Siamo esattamente ad ovest di Goina. Inoltre, essendo l’apertura
esattamente sulla cresta, ci permette di posizionare un bivacco nella parte posteriore, rendendo impossibile
individuarci, e liberandoci nei movimenti. Dovremo sta qui per molto tempo, lo sappiamo già, e tanto vale
approntare una campo base.
Per prima cosa il punto mappa: ci troviamo a 1260 metri da quella che sembra essere la tenda comando.
1260 metri, roba da tiro di artiglieria. I 75x dello spektive tornano utili tutti fino all’ultimo ingrandimento.
Compilo la range card iniziale: il compound si estende da nord a sud proprio sulla sommità di una piccola
cresta. È composto essenzialmente, partendo da nord, da: una radura pattugliata sovente da 2 sentinelle,
due caseggiati con tetto di tegole con adiacenti giardini terrazzati e costruzioni più piccole e ruderi. A
centro del compound, in uno spiazzo delimitato, si trova una tenda verde, con accanto un pennone della
bandiera recante l’effige della DELTACOR, organizzazione coinvolta in esperimenti sul controllo mentale.
Più a sud, dopo un paio di edifici di minore importanza, è posta una struttura a vetri, simile a una serra.
Dal lato opposto della conca rispetto a noi infine, una struttura si adagia a mezzacosta.
Non passa molto prima che il compound brulichi di operatori. Scatta un allarme ed un megafono annuncia
l’inizio di un esperimento. Un tecnico recupera una tanica da una delle due case con tetto di tegole, mentre
un prigioniero in tuta arancione viene fatto inginocchiare davanti alla tenda comando. Dopo essersi
congiunti, le guardie scortano tecnico e prigioniero in quella struttura a vetri descritta poco fa.
Il prigioniero viene fatto entrare, mentre il tecnico chimico traffica versando il contenuto della tanica nelle
apparecchiature di quella che sarebbe una camera a gas. Del fumo oscura la vista all’interno della camera,
ma ben presto scorgiamo che il prigioniero è a terra esanime, e alle guardie non resta che prelevarlo e
portarlo su una barella all’obitorio, mentre il tecnico ritorna in quello che sarebbe il laboratorio a nord del
compound. Iniziamo a trarre qualche conclusione: la Deltacor sta effettuando degli esperimenti su cavie
umane. Comunichiamo quanto visto e continuiamo a stare in osservazione
Due ore dopo documentiamo un altro esperimento, stesse modalità ma esito diverso: il prigioniero esce
vivo dalla cella, ma mentre vien esaminato, ha una reazione inaspettata che fa considerare l’esperimento
fallito, e viene abbattuto dalla guardie. Comincia ad essere chiaro che gli esperimenti abbiano il fine ultimo
di controllare la mente.
Siamo ancora tutti gasatissimi, e durante l’osservazione rimaniamo ancora tutti e quattro, pronti a
sussultare ad ogni suono della sirena, ad ogni voce che arriva dal megafono.
Terzo esperimento. Colpo di scena. Nel compound fanno capolino Rafael Mizraki in persona e un cardinale
con tanto di tunica e fascia porpora. Cosa sta cercando di fare Mizraki? E che cosa c’entra la chiesa?
Il cardinale, insieme a Rafael, assiste all’esperimento: il prigioniero gassato esce vivo, ma ben presto si
ribella, invalidando il risultato e venendo abbattuto. Mentre IL cardinale dà la benedizione alle spoglie
appare evidente tutta la frustrazione di Mizraki di fronte al fallimento mostrato a quello che dovrebbe
essere il committente, o l’acquirente del prodotto funzionante. La scena termina con cardinale che benedice
i presenti nell’area antistante la tenda comando.
Mentre teniamo aggiornato opcom su quanto scoperto, facciamo noi stessi il punto della situazione.
Sappiamo che Mizraki sta cercando un modo per creare un agente patogeno per il controllo mentale, e che
questo risultato ha l’interesse del clero. Sappiamo dove tengono i prodotti chimici, identifichiamo lacamera a gas, l’obitorio, la tenda comando e quella che, a nord di ogni costruzione, sembra essere una
antenna.
Si sono fatte le 19 circa, e la copertura nuvolosa che ci ha sovrastato tutta la giornata ha imposto le sue
regole di temperatura; siamo a quasi 1450mt di quota e il poco calore assorbito dal terreno non riesce a
mitigare la temperatura percepita. Ci copriamo e, a turni alterni, consumiamo il primo pasto caldo. Decido
di rimanere vigili insieme fino alle 22, per poi alternarci in turni di osservazione a coppie di 4 ore. Il primo
turno, toccato a paul e snake con l’antico metodo del legnetto più corto, maniera molto militare in effetti,
risulta essere quello più prolifico. Le tenebre svelano altri punti di interesse illuminati: un checkpoint,
l’antenna e un sentiero pattugliato poco più in basso rispetto a Goina. Tale sentiero è solcato dalle luci
degli operatori che lo pattugliano. E’ da questo muoversi di luci che capiamo certamente che l’edificio
isolato dall’altro lato della vallata è di sicuro interesse.
La seconda parte della nottata è scevra da avvenimenti importante. Ogni tanto sveglio (anche di proposito,
lo ammetto) opcom. Ma è evidente che sono vigili tanto quanto noi, perchè i secondi che trascorrono tra la
chiamata e la risposta sono minimi. Mi avranno anche un pochino odiato, lo so, ma d’altra parte, eravamo
in dovere di consegnare ogni informazione utile alla missione.
L’alba ci coglie con i suoi raggi di sole, scaldando i sacchi a pelo e le bivibag che come sempre hanno fatto
il loro lavoro. Mi rendo conto con le luci del mattino, mentre da solo scruto il compound che da questo lato
abbiamo preso tutte le informazioni possibili, e che non avrebbe senso rimanere ulteriormente. Decidiamo
quindi di invertire il punto di osservazione, aggirando l’AO da nord mantenendo la quota, per assestarci
dal lato est, in un punto favorevole lungo la dorsale che scende verso l’edificio isolato pattugliato dalle
guardie la sera prima.
Comunicate le intenzioni di missione a opcom, ci rimettiamo gli zaini. Dopo ormai qualche torneo, mi sono
reso conto che quelli degli LGM, di zaini intendo, sono sempre tra i più grossi. O che non li sappiamo fare,
o che ci piace stare caldi….
IL fatto che, restando fermi in osservazione, abbiamo bevuto poco, non ha aiutato a calare il peso della
nostra attrezzatura che già dopo pochi passi in salita comincia a segare le spalle.
Il tragitto si staglia in quota, sulla diagonale delle cime, e lascia alla nostra sinistra la visuale completa
della vallata sottostante. Qualche ruscello interrompe la monotonia dello sterrato. Incontriamo l’op di
un’altra pattuglia, con cui non siamo belligeranti, e proseguiamo verso il nostro obbiettivo.
Arrivati sulla cima del punto prescelto, lasciamo il sentiero per avventurarci, mantenendo il più possibile
la cresta della dorsale discendente, in quella vegetazione che porta all’edificio isolato descritto sopra. Siamo
in anticipo, non avrebbe senso aspettare da ora il calare del buoi, quindi decidiamo di andare in
perlustrazione sul quella che si rivela essere la casa di Rafael Mizraki. Divisi in due brick, aggiriamo lato
nord e lato sud l’edificio, e mentre paul e bulldog ci danno copertura verso il sentiero di ingresso, io e snake
recuperiamo un fascicolo.
Ci dileguiamo velocemente, riprendendo la quota per un punto poco sopra che ci pareva ottimo por
continuare l’osservazione. La distanza stavolta è minore, siamo a circa 800mt, ma la zona è senz’altro più
comoda. Mi impegno a leggere il fascicolo recuperato: si tratta di un saggio sulle tecniche di coercizione
mentale, con cenni storici e scientifici a riguardo. Identifica ancora l’obiettivo di Mizraki: il totale e
assoluto controllo della mente altrui.
Dopo un esperimento con il solito esito fallimentare, ma con tempi più lunghi, fa di nuovo capolino nel
compound il cardinale della giornata precedente. C’è più movimento del solito, e la sensazione è di essere
di fronte ad una svolta.
Infatti, il prigioniero prelevato dalla camera a gas risulta sottoposto a controllo della mente, e ne è la prova
che, come test, gli viene passata una pistola con cui è spinto a suicidarsi. L’esperimento 0026 ha esito
finalmente positivo.
E’ il momento della svolta, infatti ora sappiamo che un blitz nel laboratorio ci porterebbe a recuperare una
fiala sicuramente funzionante del composto chimico.
Comunico frettolosamente a opcom quanto appreso. È evidente che siamo sulla strada giusta e, come
intenzioni di missione, mi pare sensato dirigerci verso il laboratorio, di cui ora sappiamo l’esatta
ubicazione, per ottenere la prova definitiva di quanto sta succedendo.
Opcom si congratula per il lavoro svolto e aggiunge alla nostra missione un obiettivo quantomai
interessante: l’eliminazione di Rafael Mizraki.