Autore Topic: Who dares wins 2019 - operazione velluto nero  (Letto 2233 volte)

Tritolo

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Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« il: Giugno 05, 2019, 10:38:09 am »
Debriefing, comandante Tritolo, LGM

WHO DARES WINS 2019
A volte i sogni diventano realtà. A Volte succede.
Tempo fa, in una discussione su un social network si argomentava su quale fosse l’evento recon ideale. Tra
tante idee, espressi, con un velo di polemica, quella che da sempre è stata la mia idea di recon. Dissi
pressappoco:” un solo grande compound da ricognire, navigazione libera, nessuna roadmap o tempi da
scandire”. Era un sogno, e credevo una utopia nel softair di oggi. Ma è evidente che, romanticamente
parlando, le radici forti non seccano.
E qui arriva la WDW. Già il nome era un presentimento, per me che sono sempre stato un fanatico dello
Special Air Service.
48h, con la sicurezza della qualità de Il Circuito e della famiglia che lo compone.
Aspettative altissime. Almeno da parte mia.
Mentre aspettavamo gli opord, la sensazione che sarebbe stato qualcosa di grande, ci veniva supportata
dalle foto che i ragazzi della diciassettesima postavano di tanto in tanto. Ma è con gli opord che veniamo
davvero stupiti. 4 fogli, un video, la cartografia.
Solo un presupposto scenico, una area operativa enorme e difficile già dalla carta e una area da ricognire
di quasi 2km quadrati. “ragazzi, se è come spero, questa volta è un appuntamento irrinunciabile”.
LA pianificazione coinvolge più che altro la scelta dell’attrezzatura e del punto di infiltro tra i due
assegnati, ma per il resto sappiamo che è tutto da scrivere. E lo scriveremo a modo nostro.
Lo ammetto, non sarò del tutto imparziale in questo debriefing. Non posso esserlo, perchè magicamente
quello che ho letto e che ho vissuto e messo in pratica si sposa perfettamente con i miei ideali di HSA…ops,
MSA. E’ come quando la ragazza che agognavi da tempo, ti invita a uscire. Non puoi essere imparziale nel
giudizio.
La pattuglia ufficiale, già perchè quella iniziale ha visto la defezione di Lupin per motivi familiari, è
composta da me, Paul, Snake e Bulldog. Mentre coi primi due c’è poco da immaginare viste le avventure
che abbiamo avuto insieme, con bulldog, giovane lupo, c’è anche una responsabilità in più: fagli vedere
che cos’è il softair secondo gli LGM. Ma è un predestinato, saltato a bordo a tre settimane dall’inizio.
Il camper, nuova casa mobile del gruppo, avanza stanco per raggiungere Triora, dopo ovviamente essere
partiti in ritardo di 2 ore sui programmi. Stile LGM. Il viaggio è sempre una parte cruciale dei nostri eventi,
ed è spesso la fucina degli aneddoti divertenti che raccontiamo poi per anni.
Le tenebre sono già calate quando arriviamo su india 2, posizioniamo il camper e ci sistemiamo per la
notte.
Ci troviamo sul lato ovest del campo, che alla fine risulta essere una conca abbracciata ai lati da cime,
innevate fino a poche settimane fa. Centralmente, come la sella di un purosangue, si staglia Goina, un
villaggio di poche case che a dorso di quel destriero che spezza in due la conca, crea lo scenario ideale per
ciò che dobbiamo fare.
L’idea è creare un OP dal nostro lato, carpire con lo spektive quante più informazioni e muoverci di
conseguenza. Adattarsi ed improvvisare.
Percorrendo la strada sterrata che sia adagia sulle creste, arriviamo su una costa tra le tante che scende
verso il centro della conca spezzandone l’andamento lineare. Era il primo punto possibile che avevamo
individuato sulla carta durante la pianificazione. La zona si presta in quanto a conformazione territoriale,
ma scesi di qualche decina di metri ci accorgiamo che gli alberi coprono la visuale. Decido di non correre
il rischio di scendere inutilmente di quota e quindi, penso sia meglio risalire. Nella breve salita scorgo sullo
sfondo poco lontano una cimetta con dei punti pelati sulla propria schiena. Sarà quello in secondo punto
in cui dirigerci.
In effetti, la zona è estremamente favorevole. Dalla cresta appare un buco nella vegetazione di un paio di
metri, ideale per posizionare lo spektive. Siamo esattamente ad ovest di Goina. Inoltre, essendo l’apertura
esattamente sulla cresta, ci permette di posizionare un bivacco nella parte posteriore, rendendo impossibile
individuarci, e liberandoci nei movimenti. Dovremo sta qui per molto tempo, lo sappiamo già, e tanto vale
approntare una campo base.
Per prima cosa il punto mappa: ci troviamo a 1260 metri da quella che sembra essere la tenda comando.
1260 metri, roba da tiro di artiglieria. I 75x dello spektive tornano utili tutti fino all’ultimo ingrandimento.
Compilo la range card iniziale: il compound si estende da nord a sud proprio sulla sommità di una piccola
cresta. È composto essenzialmente, partendo da nord, da: una radura pattugliata sovente da 2 sentinelle,
due caseggiati con tetto di tegole con adiacenti giardini terrazzati e costruzioni più piccole e ruderi. A
centro del compound, in uno spiazzo delimitato, si trova una tenda verde, con accanto un pennone della
bandiera recante l’effige della DELTACOR, organizzazione coinvolta in esperimenti sul controllo mentale.
Più a sud, dopo un paio di edifici di minore importanza, è posta una struttura a vetri, simile a una serra.
Dal lato opposto della conca rispetto a noi infine, una struttura si adagia a mezzacosta.
Non passa molto prima che il compound brulichi di operatori. Scatta un allarme ed un megafono annuncia
l’inizio di un esperimento. Un tecnico recupera una tanica da una delle due case con tetto di tegole, mentre
un prigioniero in tuta arancione viene fatto inginocchiare davanti alla tenda comando. Dopo essersi
congiunti, le guardie scortano tecnico e prigioniero in quella struttura a vetri descritta poco fa.
 Il prigioniero viene fatto entrare, mentre il tecnico chimico traffica versando il contenuto della tanica nelle
apparecchiature di quella che sarebbe una camera a gas. Del fumo oscura la vista all’interno della camera,
ma ben presto scorgiamo che il prigioniero è a terra esanime, e alle guardie non resta che prelevarlo e
portarlo su una barella all’obitorio, mentre il tecnico ritorna in quello che sarebbe il laboratorio a nord del
compound. Iniziamo a trarre qualche conclusione: la Deltacor sta effettuando degli esperimenti su cavie
umane. Comunichiamo quanto visto e continuiamo a stare in osservazione
Due ore dopo documentiamo un altro esperimento, stesse modalità ma esito diverso: il prigioniero esce
vivo dalla cella, ma mentre vien esaminato, ha una reazione inaspettata che fa considerare l’esperimento
fallito, e viene abbattuto dalla guardie. Comincia ad essere chiaro che gli esperimenti abbiano il fine ultimo
di controllare la mente.
Siamo ancora tutti gasatissimi, e durante l’osservazione rimaniamo ancora tutti e quattro, pronti a
sussultare ad ogni suono della sirena, ad ogni voce che arriva dal megafono.
Terzo esperimento. Colpo di scena. Nel compound fanno capolino Rafael Mizraki in persona e un cardinale
con tanto di tunica e fascia porpora. Cosa sta cercando di fare Mizraki? E che cosa c’entra la chiesa?
Il cardinale, insieme a Rafael, assiste all’esperimento: il prigioniero gassato esce vivo, ma ben presto si
ribella, invalidando il risultato e venendo abbattuto. Mentre IL cardinale dà la benedizione alle spoglie
appare evidente tutta la frustrazione di Mizraki di fronte al fallimento mostrato a quello che dovrebbe
essere il committente, o l’acquirente del prodotto funzionante. La scena termina con cardinale che benedice
i presenti nell’area antistante la tenda comando.
Mentre teniamo aggiornato opcom su quanto scoperto, facciamo noi stessi il punto della situazione.
Sappiamo che Mizraki sta cercando un modo per creare un agente patogeno per il controllo mentale, e che
questo risultato ha l’interesse del clero. Sappiamo dove tengono i prodotti chimici, identifichiamo lacamera a gas, l’obitorio, la tenda comando e quella che, a nord di ogni costruzione, sembra essere una
antenna.
Si sono fatte le 19 circa, e la copertura nuvolosa che ci ha sovrastato tutta la giornata ha imposto le sue
regole di temperatura; siamo a quasi 1450mt di quota e il poco calore assorbito dal terreno non riesce a
mitigare la temperatura percepita. Ci copriamo e, a turni alterni, consumiamo il primo pasto caldo. Decido
di rimanere vigili insieme fino alle 22, per poi alternarci in turni di osservazione a coppie di 4 ore. Il primo
turno, toccato a paul e snake con l’antico metodo del legnetto più corto, maniera molto militare in effetti,
risulta essere quello più prolifico. Le tenebre svelano altri punti di interesse illuminati: un checkpoint,
l’antenna e un sentiero pattugliato poco più in basso rispetto a Goina. Tale sentiero è solcato dalle luci
degli operatori che lo pattugliano. E’ da questo muoversi di luci che capiamo certamente che l’edificio
isolato dall’altro lato della vallata è di sicuro interesse.
La seconda parte della nottata è scevra da avvenimenti importante. Ogni tanto sveglio (anche di proposito,
lo ammetto) opcom. Ma è evidente che sono vigili tanto quanto noi, perchè i secondi che trascorrono tra la
chiamata e la risposta sono minimi. Mi avranno anche un pochino odiato, lo so, ma d’altra parte, eravamo
in dovere di consegnare ogni informazione utile alla missione.
L’alba ci coglie con i suoi raggi di sole, scaldando i sacchi a pelo e le bivibag che come sempre hanno fatto
il loro lavoro. Mi rendo conto con le luci del mattino, mentre da solo scruto il compound che da questo lato
abbiamo preso tutte le informazioni possibili, e che non avrebbe senso rimanere ulteriormente. Decidiamo
quindi di invertire il punto di osservazione, aggirando l’AO da nord mantenendo la quota, per assestarci
dal lato est, in un punto favorevole lungo la dorsale che scende verso l’edificio isolato pattugliato dalle
guardie la sera prima.
Comunicate le intenzioni di missione a opcom, ci rimettiamo gli zaini. Dopo ormai qualche torneo, mi sono
reso conto che quelli degli LGM, di zaini intendo, sono sempre tra i più grossi. O che non li sappiamo fare,
o che ci piace stare caldi….
IL fatto che, restando fermi in osservazione, abbiamo bevuto poco, non ha aiutato a calare il peso della
nostra attrezzatura che già dopo pochi passi in salita comincia a segare le spalle.
Il tragitto si staglia in quota, sulla diagonale delle cime, e lascia alla nostra sinistra la visuale completa
della vallata sottostante. Qualche ruscello interrompe la monotonia dello sterrato. Incontriamo l’op di
un’altra pattuglia, con cui non siamo belligeranti, e proseguiamo verso il nostro obbiettivo.
Arrivati sulla cima del punto prescelto, lasciamo il sentiero per avventurarci, mantenendo il più possibile
la cresta della dorsale discendente, in quella vegetazione che porta all’edificio isolato descritto sopra. Siamo
in anticipo, non avrebbe senso aspettare da ora il calare del buoi, quindi decidiamo di andare in
perlustrazione sul quella che si rivela essere la casa di Rafael Mizraki. Divisi in due brick, aggiriamo lato
nord e lato sud l’edificio, e mentre paul e bulldog ci danno copertura verso il sentiero di ingresso, io e snake
recuperiamo un fascicolo.
Ci dileguiamo velocemente, riprendendo la quota per un punto poco sopra che ci pareva ottimo por
continuare l’osservazione. La distanza stavolta è minore, siamo a circa 800mt, ma la zona è senz’altro più
comoda. Mi impegno a leggere il fascicolo recuperato: si tratta di un saggio sulle tecniche di coercizione
mentale, con cenni storici e scientifici a riguardo. Identifica ancora l’obiettivo di Mizraki: il totale e
assoluto controllo della mente altrui.
Dopo un esperimento con il solito esito fallimentare, ma con tempi più lunghi, fa di nuovo capolino nel
compound il cardinale della giornata precedente. C’è più movimento del solito, e la sensazione è di essere
di fronte ad una svolta.
Infatti, il prigioniero prelevato dalla camera a gas risulta sottoposto a controllo della mente, e ne è la prova
che, come test, gli viene passata una pistola con cui è spinto a suicidarsi. L’esperimento 0026 ha esito
finalmente positivo.
E’ il momento della svolta, infatti ora sappiamo che un blitz nel laboratorio ci porterebbe a recuperare una
fiala sicuramente funzionante del composto chimico.
Comunico frettolosamente a opcom quanto appreso. È evidente che siamo sulla strada giusta e, come
intenzioni di missione, mi pare sensato dirigerci verso il laboratorio, di cui ora sappiamo l’esatta
ubicazione, per ottenere la prova definitiva di quanto sta succedendo.
Opcom si congratula per il lavoro svolto e aggiunge alla nostra missione un obiettivo quantomai
interessante: l’eliminazione di Rafael Mizraki.
VIDERE NEC VIDERI

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Tritolo

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #1 il: Giugno 05, 2019, 10:38:33 am »
È primo pomeriggio ed il rischio di una azione diurna è troppo alto. Manderemmo all’aria il bel lavoro
svolto finora con una cattura quasi certa.
Attenderemo la notte. Dedico il resto dell’osservazione ad individuare la via per il punto esatto in cui fare
irruzione, cioè la porta al piano bassa dell’edificio col tetto di tegole più a sud. Li dobbiamo andare, e li
andremo.
Da distanza, la salita a quell’edificio è interrotta da coltivazioni a gradoni tipiche del territorio. Per evitare
di allertare le pattuglie nemiche rumoreggiando eccessivamente nello sporco, decidiamo che sarà quella la
via di salita, seppur faticosa ed impervia.
Durante il bivacco, sorprendiamo un paio di pattuglie in discesa. Non ha senso abbatterle, riveleremmo la
nostra posizione, ma è sempre bello vedere i volti di coloro che vengono sopresi sulla loro strada.
Alle 21:00 decidiamo di iniziare s scendere di quota. Il sole è già andato a nascondersi dietro le cime, e i
minuti di luce scorrono in fretta fino ad esaurirsi. Dopo aver superato la casa di Mizraki, imbocchiamo il
sentiero che scendo la carta porta direttamente da li al cuore del compound di Goina. La luce scompare
presto e le fronde fitte degli alberi creano una fitta coltre impenetrabile. La visibilità, a luci spente è
annullata. Abbasso il visore, e con il resto della pattuglia attaccata in fila indiana dietro di me, faccio
strada verso il nostro obiettivo. Non passa molto prima che le torce di una pattuglia in lontananza ci fanno
dileguare ai lati del sentiero in cerca di riparo. L’imboscata è pronta a scattare. Si tratta di 5 operatori,
una forza considerevole da contrastare, pericolosa, rischiosa nel farci saltare la copertura. Li faremo sfilare
se potremo. Ma ben presto Snake, primo della fila, si accorge che sono troppo vicini per evitare l’ingaggio.
Partono le prime raffiche, e quattro operatori nemici cadono praticamente subito sopresi dalla nostra
posizione. Il quinto li seguirà poco dopo, mentre sfiliamo però, ci accorgiamo che la fortuna è stata nostra
amica. Ma d’altronde si sa, aiuta gli audaci.
La pattuglia era la scorta di Mizraki che rientrava verso la sua abitazione. Quindi il primo nostro obiettivo,
è compiuto. Comunico ancora a opcom quanto accaduto, e stavolta pare palpabile che siano stupiti: stiamo
facendo bene, lo sappiamo.
Nel tragitto che ci divide dal laboratorio, incontriamo un checkpoint e solo l’esperienza di Snake risolve il
conflitto a nostro favore.
IL sentiero ci porta diretto ne cuore del compound, poco sotto rispetto alla tenda comando. Troppo poco.
Il rischio di allertare le truppe ed essere coinvolti in uno scontro in grande inferiorità numerica è troppo
alto, quindi ripercorriamo i nostri passi alla ricerca di un passaggio. La parete da scalare però è buia,
scivolosa e quasi verticale.
Facendosi forza l’un l’altro, aggrappandosi a tutto ciò che troviamo, soprattutto ai nostri polmoni, saliamo
fino al limitare del bosco e ci ritroviamo, come da piano iniziale, nei giardini a gradoni individuati dal secondo OP. I gradoni sono alti anche 1,5mt e riusciamo solo aiutandoci a vicenda a portarci pochi metri
sotto al laboratorio. Ci sono delle recinzioni, e trovare un modo per aggirarle nel buio della notte non è
facile. E qui entra in gioco lo spirito di Paul, che quando si chiude la vena, trova sempre il passaggio, anche
dovendo radere al suolo una montagna. Ben presto siamo sulla carrabile a fianco dell’edificio laboratorio.
Non c’è più tempo per decidere: entriamo.
Aperta la porta, una panca ad essa appoggiata cade, e il tonfo fa sussultare i nostri sensi prima ancora che
capissimo di che cosa si trattasse. Bulldog e Paul di guardia alla porta mentre io e snake perlustriamo il
laboratorio. Tempo 3 secondi, paul ci allarma su una pattuglia in arrivo.
Non faccio nemmeno in tempo ad avere il quadro completo della stanza, agguanto una fila del composto
chimico recante il nostro callsign e sgattaioliamo via, salendo verso il costone a cui i due edifici si
appoggiano. Congelati ascoltiamo, con un rigolo di sudore freddo che ci cola sulla fronte, la pattuglia che
ci cerca a pochi metri. Sa che siamo passati, la porta è rimasta aperta.
Ma la notte ci avvolge nelle sue mimetiche braccia e poco dopo, le sentinelle desistono, si arrendono nel
loro compito.
Saliamo ancora un po’, e finalmente, col cuore a mille e un briciolo di orgoglio, comunico ad opcom:
Missione compiuta.
Non resta che esfiltrare. IL gps mi aiuta ad individuare una via per il ritorno, una salita che ci impiegherà
per qualche ora. Nel dedalo di sentieri e mulattiere che in quella zona si dividono come serpenti nel
sottobosco, troviamo il sentiero prescelto. Sotto di noi scorrono operatori, distratti e rumorosi che si
dirigono in direzioni diverse.
Il sentiero procede fino a quello che è un campo tendato ed è chiaro che lo attraversa. Entriamo furtivi,
nessuno in giro. Le tende disposte disordinate ci confondono nella ricerca della via di uscita.
Qualche operatore esce dalle tende sonnecchiante senza notarci, ma è privo di protezioni quindi desistiamo
dall’ingaggio.
Comunico alla pattuglia di accendere le luci rosse di navigazione, il rischio di un ingaggio pericoloso è
troppo alto.
Seguendo il gps, scorgiamo un paio di amici che si intrattengono fuori dalla loro tenda. Non è davvero il
caso di ingaggiare, anche perchè comincio a sospettare che si tratti di una zona no play. Salutiamo, due
chiacchiere e iniziamo la scalata verso la zona sicura che ci aveva ospitato nella giornata precedente.
La camminata, nella trance agonistica, si rivela più veloce del previsto. Presto siamo in cima, in zona
sicura, e dopo aver avvertito opcom della riuscita, approntiamo un bivacco fino all’ora di esfiltro.
Mission… accomplished!
Stanchi, sporchi ma contenti, torniamo alla casa mobile LGM. Sappiamo di aver fatto un grande evento,
Sappiamo che ci è stata data una grande opportunità e sappiamo di averla colta a pieno.
I miei uomini sono stati esemplari. Come spesso capita siamo stati complementari l’uno all’altro. Snake è
da sempre l’anima divertente della pattuglia, che ci fa sorridere anche quando il cuore pompa a mille e i
polmoni sbuffano aria come un compressore. Ma che poi quando ha il dito sul grilletto è letale come un
mamba. Paul, che è il guizzo incontrollabile, che non sai quando gli arriva, che a volte preghi che non gli
arrivi, ma che tante volte ti risolve le situazioni che apparentemente non ce l’hanno. E Bulldog. Bulldog,
che fino a poco tempo fa non sapeva nemmeno dove lo avrebbe trascinato questo branco di matti. Ma che
si è lasciato trascinare, ha vissuto a pieno e ne è stato all’altezza. Perchè evidentemente è un po’ matto
anche lui.
Personalmente è stato il mio miglior evento. Come operatore e come TL. Ma con un team del genere, il
compito è stato facile.
C’è da dire che il più l’ha fatto il contorno. I ragazzi della 17ma hanno messo in piedi un evento memorabile,
dove è stato chiaro e palpabile il sacrificio di tutti gli operatori in contro. Sapere di rimanere almeno un
giorno senza vedere nessuno, senza mai sbavature o perdita di concentrazione sulle “scenette” che noi
osservavamo da km, è stato encomiabile. Ci siamo sentiti sempre coinvolti, senza mai avere la percezione
di far parte di un gioco. See, un gioco. Per quelli che non lo praticano magari…. Per noi tutti. Interditori
e controinteditori, è una filosofia.
Mettere in scena un evento del genere è stato un rischio per la tipologia scelta, ma un rischio che ha pagato,
alzando il livello e mettendosi a riferimento nella categoria recon. Quella vera. Come ho detto a un amico,
che in questo evento ci ha messo l’anima, dire che io sia entusiasta è riduttivo. Questi sono stati due giorni
di quelli che ti fanno pensare di appendere gli anfibi al chiodo, di ritirarti all’apice. Perchè eventi cosi ce
ne saranno pochi. Ma ce ne saranno, e noi saremo li, pronti a fare il nostro.
Ma come ho detto, non sarò obiettivo…..
Tritolo OVER
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Paul

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #2 il: Giugno 05, 2019, 11:48:31 am »
Eh che dire...... con un comandante così non poteva andare diversamente. Mi viene in mente " trito vado.. trito vado... trito vado.. Paul non fare cagate...........🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣

Tritolo

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #3 il: Giugno 05, 2019, 01:57:54 pm »
L'ho anche scritto che hai il guizzo incosciente, ma se non te lo canalizzo con la razionalità è un casino  ;D
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Gravix

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #4 il: Giugno 05, 2019, 03:04:26 pm »
Complimenti vivissimi!
In primis al DeBrif di Tritolo: scritto con il cuore e l'emozione, il trasporto e l'adrenalina dell'azione.....è come se il lettore si fosse trovato lì, con i protagonisti della missione.
Se non fosse(giustamente) lungo, sarebbe da utilizzare come manifesto per il reclutamento, per far capire cosa vuol dire SOFT AIR per gli LGM e come noi interpretiamo questa magnifica attività! Complimenti Tritolo.
Non da meno i complimenti vanno al Team LGM che, ancora una volta, ha mantenuto altissimo il livello e il nome del nostro gruppo. Cosa non da poco su una 48h in un AO impervia e dal terreno non facile.
per chiudere, semplicemente, ma sentitamente Bravi!
Veni, Vidi, Vici!

Serpix

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #5 il: Giugno 05, 2019, 03:20:16 pm »
Bellissimo deb!!! Tanta invidia, mi sarebbe piaciuto partecipare..... Bravissimi tutti e complimenti a Bulldog per la tua prima 48 superata alla grande!!!! Cosa aggiungere... ah sì .... FANTASTICI! 8)   ;)
Se il destino é contro di noi... peggio per lui.

Tritolo

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #6 il: Giugno 05, 2019, 04:10:03 pm »
Tu non preoccuparti serpix che a settembre hai da fare  ;D
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BAD BOY

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #7 il: Giugno 05, 2019, 04:36:50 pm »
Sto sbavando...... spero tanto che l'alp1 abbia la stessa modalità; qui si è raggiunto un livello di simulazione superiore.

Complimenti ragazzi!

Avevo capito che stava succedendo qualcosa di speciale quando Sabato mattina ho scritto a Trit per sapere come stava andando e la risposta è stata:

"una figata!"

 8)

Gigio

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #8 il: Giugno 05, 2019, 08:02:57 pm »
bello! bello! bello!
veramente sei riuscito a portarci lì con voi.
Complimentoni, sono orgoglioso di far parte dei lupi.
Provo tanta sana e positiva invidia, perchè spero un giorno di poter vivere un evento simile.
A presto, un abbraccio a tutti,

Gigio.

PS: complimentoni doppi a Bulldog alla sua prima 48h.

DESMO

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #9 il: Giugno 06, 2019, 11:01:54 am »
Bellissimo, emozionante! complimenti, Team perfetto!
forza LGM

Mystica

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #10 il: Giugno 07, 2019, 12:05:12 am »
Ragazzi, complimenti! Davvero emozionante leggere il deb...sono riuscita a visualizzare scena per scena il vostro film! A presto!

Serpix

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #11 il: Giugno 07, 2019, 09:55:49 am »
Tu non preoccuparti serpix che a settembre hai da fare  ;D

NON VEDO L'ORA!  ;) 8)
Se il destino é contro di noi... peggio per lui.

Joker

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Re:Who dares wins 2019 - operazione velluto nero
« Risposta #12 il: Giugno 07, 2019, 05:29:13 pm »
spettacolo! bel "film" son contento per voi che sia girato tutto bene...avanti così!
"tutto quello che sei, in tutto quello che fai"