E’ l’inizio dell’anno quando gli amici Zau ci confermano la partecipazione anche in interdizione all’ennesimo Alp-One: matrioska, edizione dei loro primi 20 anni.
L’invito ad una manifestazione del genere, smuove sempre le menti dei componenti della pattuglia e apre la porta a mille domande: sono in forma? Sono attrezzato? Cosa mi manca?
Ed in effetti sappiamo bene che l’impegno che richiederanno 48h di questa qualità, sul quel terreno, metterebbe dubbi a chiunque sulle proprie capacità. Beh, vi assicuro che sebbene preparati e carichi, non potevamo immaginare quello che ci avrebbe aspettato una volta poggiate le vibram in area operativa. 4 lupi in interdizione, il doppio per la contro-interdizione, un’ottima rappresentanza LGM da ogni punto di vista.
Rappresenteremo una pattuglia SAS mandata a raccogliere informazioni su una misteriosa esplosione in territorio Tajiko, del quale la comunità internazionale ritiene responsabili i cinesi.
Il menu originale previsto per la degustazione dell’Alp One prevede me, Tritolo, alla guida dei collaudati Paul, Bulldog e BadBoy. Eh già, stavolta non c’è con me Snake, reduce da un volo da, dicono, 100 metri(o erano 400?) all’ultimo evento e relegato in contro.
Ma la sfiga (per uno), la fortuna (per l’altro) o semplicemente il voodoo (di uno solo sicuramente!) mutano il corso degli eventi: nella lotta intestina con il montaggio di un mobile IKEA, bulldog si frattura un dito del piede ad un mese dall’evento. Snake, a dire il vero senza grandi remore, sale a bordo. Ci dispiace Bulldog, sarà per la prossima.
Le previsioni dei giorni antistanti l’evento sono disastrose. Addirittura al venerdì, il sito forecast di riferimento sfodera l’aggettivo “abbondantissime” per descrivere le precipitazioni. È evidente che non sapessero che altro scrivere dopo il “molto abbondanti”.
Per la partenza va in onda il grande classico: rv alla rhodense funerals (per contatti e preventivi, info in privato) e macchina di snake caricata a tappo, ritardo sulla tabella di marcia, 1 ora.
Arrivati nella ridente Campodolcino, ci par subito chiaro che forse forse, le “abbondantissime” precipitazioni non erano poi cosi fuori contesto. Di lì a poco infatti, la saggia decisione della DE sposta l’infiltro dalle 08.00 alle 14.00, provando ad evitare parzialmente l’allerta meteo diramato.
Mi ero raccomandato di non esagerare alla cena pre infiltro, ma visto che il tutto è slittato al primo pomeriggio, il pizzocchero di condivisione pare la scelta giusta a tutti gli lgm accorsi…
La mattina seguente scorre, dopo l’abbondantissimo (??) buffet di colazione, come immagino succeda a un team di forze speciali in attesa dell’attivazione alla missione: siamo rilassati, cazzeggiamo, guardiamo un film, ma frementi dell’azione.
Ore 14.00. Ci dirigiamo al punto di infiltro individuato nel comune di Fraciscio. Possiamo utilizzare una sola via di ascesa, le altre sono state dichiarate impraticabili. Ma impraticabile è anche la pioggia che cade a secchiate. Sono preoccupato, scalpito, mi sento già in ritardo e solo la visione di altri team in attesa al riparo mi smuove dall'idea di infiltrarci subito.
Ore 15.30. La pioggia cala di intensità, sappiamo che in ogni caso non ne usciremo asciutti, quindi è il momento di partire. Abbigliamento alla partenza: maglia tecnica, mimetica, sovra-pantaloni antipioggia, giacca in goretex, poncho. Abbigliamento dopo 100mt di sentiero in salita: mimetica solo pantaloni, maglietta manica corta, poncho a mo di mantello che copre in pratica solo lo zaino.
L’ascesa scorre ritmata da qualche occhiata al versante sud, zona cinese, dove intravediamo già qualche possibile zona calda, ed arrivati al punto dove il sentiero in quota si divide, abbracciando Motta, mentre altri team proseguono verso quest’ultima, noi, o meglio io, decido di portare la pattuglia, dritto per dritto, lungo il letto di un torrente scandito da gradoni di pietra: devo essere davvero un genio, con 120mm di pioggia previste, il posto ideale per salire di 150mt di dislivello deve essere il letto di un corso d’acqua!
Ma il torrente è la parte facile, difatti arrivati alla cascatella che ne da origine, dobbiamo ancora salire, con un traverso dapprima sulle rocce, poi aggrappati alle reti dei paravalanghe. Forse forse non è stata una grandissima idea. Paul tira da scout, e anche se non ne ha la minima idea, risponde certo “e’ fattibile” ogni volta che io gli chiedo, sotto 15mt da lui, se ci stiamo andando ad ammazzare o ce la facciamo. Arrivati appena sotto la cima, la piccola sosta è una goduria. Abbiamo già fatto un ingresso memorabile, snake non è caduto da 200mt e un camoscio in lontananza ci da il benvenuto.
Proseguiamo la salita, che si è fatta più comoda, radenti al bosco, fino ad arrivare alla zona spelata attorno al monumento della Madonna di Motta. Non è il caso di proseguire, c’è ancora luce e la mancanza assoluta di vegetazione ci renderebbe facili bersagli. Sono le 18.30, stand by sotto al tarp fino all'imbrunire.
Ore 20.00. complice il cielo completamente coperto, cala il buio presto ed improvvisamente. I lampi che illuminano di tanto in tanto la via non sono di buon presagio e di li a poco trasformano tutto in pioggia scrosciante. Abbiamo deciso di affrontare l’evento alla vecchia maniera, senza visori, termiche o droni, e muoversi al buio, con l’acqua che ti appanna gli occhiali e ti bagna fino alle ossa non è impresa facile. Troviamo solo un momento di riparo sotto una seggiovia, ma ripartiamo tosti verso la zona dove era previsto un obj, per noi alpha, abbattuto dal maltempo. Non ho stravolto la pianificazione, la zona è rimasta un passaggio previsto anche se non sarebbe più stata pagante.
Avanzati sulla rotta pianificata per qualche centinaio di metro, facciamo il primo incontro con una fir: un pick up fa ronda tra alpha e beta, il secondo obj sulla tabella di marcia e, quando fa inversione prima di ripartire, tiene i fari dell’auto accesi. Rimaniamo per diverso tempo sotto un pilone di metallo, coi tuoni che spezzano il cielo, prima di trovare il momento giusto per passare oltre. Pare fatta, se non fosse che dopo un centinaio di metri, verifico il GPS e mi accorgo che, tra la fretta e la pioggia, abbiamo preso la direzione sbagliata. Dietrofront, sputiamo un polmone a testa e riusciamo, prima che la fir ci metta nel suo cono di luce, ad imboccare la direzione corretta.
Non appena in zona sicura ci fermiamo a rifiatare, siamo zuppi all’esterno e madidi di sudore all’interno e col freddo pungente che è sceso, non è una buona prospettiva.
Proseguiamo, col fardello degli zaini che inizia a segare le spalle e, mentre ci dirigiamo verso l’obj charlie, incappiamo in una stazione di una seggiovia con un portico almeno un po riparato. Sono le 00.00 e sembra a tutti il caso di approfittare del luogo per bivaccare all’asciutto. Ho pensato a quanto sarebbe stato diverso se, sotto quell’acqua, avessi dovuto montare un riparo nel bosco.
Le operazioni di cambio vestiti sono rese faticose dal tremore che il freddo ci causa, la presa nelle mani è compromessa. Snake, addirittura vomita per gli spasmi da freddo.
Infilati nei sacchi a pelo, decido prossimo check alle ore 02.00.
ore 02.00. Tritolo “ragazzi che si fa, partiamo?” la domanda aleggia ancora senza risposta per la val chiavenna.
Sono preoccupato, temo già di essere in forte ritardo, e dovendo affrontare gli obj con la luce, di aver buttato l’evento. Col senno di poi, la decisione impostami con la mancata risposta dei ragazzi, è stata saggia: la notte di venerdì è stata funestata da vento e pioggia scrosciante e di li a poco, lo vedremo, anche dalla neve.
Ore 07.00. ci svegliamo tutti, infreddoliti e doloranti dalle ore passate sul cemento e, mentre neve marcia cade dal cielo, ci facciamo un te. Qui segue il momento peggiore per un giocatore di HSA: rimettersi i vestiti bagnati, che non si sono asciugati di una virgola dalla notte prima.
Ripartiamo quindi, assiderati, alla volta di charlie. LA zona obj, adiacente all’abitato di groppera, si rivela a cavallo di due strade. Non possiamo scendere da sopra, sarebbe poco silenzioso e a pericolo di scivolamento, quindi optiamo per una direct action veloce dal sentiero. Facciamo fuori due operatori di ronda e sull’obj troviamo il terzo intento a cag… ehm espletare i bisogni del mattino, non serve nemmeno che gli spariamo. L’obj rappresenta un silos missilistico in cui da una console si possono aprire i bocchettoni per visionare, sul tetto, le camere di lancio. Missili presenti nei silos, che non siano stati i cinesi quindi?
Tanto veloci ad entrare, tanto veloci ad uscire e in pochi minuti di passo veloce arriviamo alla zona obj Bravo. L’area è una intersezione di piste da sci e sentieri, molto aperta e pattugliata. Ci assestiamo dietro una casa in osservazione, per carpire i movimenti della contro.
Sebbene la mia idea fosse di salire dall’alto e aggirare la zona, l’intuizione di bad di passare a destra in basso e sorprenderlo si rivela vincente. Nascosti dalla boscaglia divido il team in due brick: bad e snake lato sinistro dell’edificio obj, io e paul lato destro. Saremo i due più fortunati, perché dietro al nostro angolo si apre la porta per entrare nell’obiettivo. Precise raffiche eliminano le due sentinelle, una per lato e subito entriamo. Si tratta di una sorta di archivio, in cui recuperiamo veloci il fascicolo a nostro nome e ci dileguiamo nel bosco vicino. Rally point in zona sicura, per visionare i documenti rinvenuti. Sono scritti in cinese, e oltre ad una foto aerea di una zona di quella che potrebbe essere l’area di lancio di un drone, troviamo una coordinata. Trasmesse tutte le info al comando, come da pianificazione usufruiamo delle piste da sci per scendere verso obj Delta, il più basso di quota della zona nord. Un messaggio del comando di qualche ora prima ci raccomanda che c’è movimento in territorio tagiko e che le zone obiettivo saranno attive al massimo entro le ore 12.
ore 11.00 siamo a ridosso dell’obj delta, alti nel bosco. È una tenda, quindi dobbiamo per forza penetrarvi per carpire informazioni. Ancora una volta smezzo la pattuglia, con snake e paul a copertura ed osservazione mentre io e bad scendiamo. La coordinazione è strepitosa, i due occhi lassù ci dettano i tempi per evitare le pattuglie e facilmente entriamo nella tenda. E’ un qualche tipo di zona in cui è stato rinvenuto qualcosa… forse non di questo pianeta. Raccolgo un foglio dalla stampante che reca il nostro callsign Mamma09 ed in quel momento paul ci avvisa che arriva una pattuglia di contro, proprio verso l’ingresso della tenda. Non possiamo uscire, quindi aspetteremo che si affaccino e li elimineremo a voce. “aggiornatemi sulla distanza dalla porta” sussurro alla radio. Bad estrae il telefono per filmare me che sono a ridosso della porta. Battito accelerato. “10 metri” udito ovattato “5 metri” accresciuta percezione delle cose “3 metri” sono già pronto ad afferrare chiunque varchi la soglia, come se ne andasse della mia vita, ma all’ultimo gli operatori tirano dritto e sfilano a lato della tenda. Peccato.
Lasciamo che si allontanino un po, e sputando l’altro polmone avanzato, io e il mio coppio ci compattiamo agli altri. Il documento recuperato, in cinese, reca una nuova coordinata. Facciamo mente locale: abbiamo due zone interessanti in territorio cinese e, per saperne di più, chiediamo traduzione dei documenti al comando.
In attesa di sviluppi da parte degli analisti, iniziamo il lungo traverso che dal lato nord ovest del campo ci porterà, evitando l’abitato di motta, alla zone da cui ci siamo infiltrati. Poco dopo il comando ci gira il video, sottratto dall'intelligence, che ci spiega come scaricare le informazioni dal drone che avevamo visto la mattina e che era raffigurato nelle foto rinvenute sull’archivio. Memorizziamo, ci servirà.